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    POMUM AUREUM VEL AMORIS. Non si sa come e quando i pomodori siano arrivati in Europa ma è con questa dicitura, pomo d’oro o d’amore, che Ulisse Aldovrandi, grande naturalista bolognese, lo indica nella raccolta iconografica dell’Orto Botanico di Pisa, intorno al 1550.

    In un famoso dipinto dell’Arcimboldo, il Vertumno del 1590, che è un ritratto del principe Rodolfo II, le due bacche rosse che il pittore lombardo utilizzò per le labbra si crede fossero due pomodori. È però probabile che il pomodoro arrivò con le navi dei conquistadores insieme ad altre piante, quasi sicuramente dalle bacche di forma oblunga e con colori che andavano dal giallo tenue al rosso.

    Come altre piante del Nuovo Mondo in origine il pomodoro non era considerato salubre. Si diffuse a Siviglia, ma solo nei primi decenni del 1600 divenne di consumo abituale, sia crudo sia cotto.

    Pier Andrea Mattioli, medico e naturalista tra i più famosi del XVI secolo scrive: “Portasene à tempi nostri d’un’altra spetie in Italia, le quali si chiamano Pomi d’oro. Sono questi schiacciati come le mele rosse e farre a spichi, di colore prima verdi, e come sono mature, in alcune piante rosse come sangue, e in altre di color d’oro”. È il primo a chiamare la pianta pomo d’oro.

    Per secoli per la sua bellezza fu usata come pianta ornamentale. Nelle zone dell’Europa Settentrionale, dove ebbe un successo particolare dal XVI al XVIII secolo, il pomodoro veniva piantato nei giardini come pianta ornamentale oppure usato come pegno d’amore: sia la forma che il colore erano visti come portatori di poteri afrodisiaci.

    Una leggenda racconta che Sir Walter Raleigh ne donò una piantina carica di bacche rosse alla Regina Elisabetta I, chiamandola apple of love. La città di Tolone ne donò delle piante al Cardinale Richelieu, che per il loro colore li riteneva simboli della dignità cardinalizia. Si racconta che erano soliti essere serviti in coppia per indicare il seno femminile. E durante la Rivoluzione Francese, la forte immigrazione dalla regione del Midi verso Parigi diffuse il pomodoro nella capitale, e si dice che le ragazze parigine le usassero come ornamento sui corpetti.

    Sul nome pomodoro, è interessante notare come solo nella nostra lingua sia rimasta la sua versione rinascimentale. Per le maggiori altre, si diffuse la traduzione spagnola del termine azteco tomatl, che divenne lo spagnolo tomate già dal 1530. Eppure grazie alle fantasie sui suoi poteri magici e afrodisiaci che furono attribuiti alla pianta e alle sue bacche, il pomodoro è pomum amoris: in inglese è love apple, in francese pomme d’amour, in tedesco libesapfel, addirittura paradisier per gli austriaci. Per le contaminazioni dalle dominazioni straniere in italiana, rimane anche in alcuni dialetti del Sud: in siciliano ad esempio si dice pumi d’amuri.

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